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Animali di Sardegna. Uccelli

Animali di Sardegna

Principali caratteristiche tecniche:

Volume di 400 pagine
470 immagini a colori
copertina cartonata con sovraccoperta
editore: Ilisso

copertina Animali di Sardegna

 

Gli uccelli nel loro ambiente naturale

"Dopo aver scritto la prefazione del primo magnifico libro sugli Animali di Sardegna, attendevo con trepidazione di scriverne una anche per il successivo sull’avifauna dell’Isola. Se per i mammiferi, gli anfibi e i rettili Domenico Ruiu, impareggiabile fotografo e studioso della fauna della sua regione, e i suoi appassionati collaboratori hanno saputo creare qualcosa che giudicavo ineguagliabile, per gli uccelli penso si siano addirittura superati. Anche in questa seconda opera il curatore si è avvalso della partecipazione di numerosi specialisti che, con un approccio divulgativo, presentano negli “Approfondimenti” gli ultimi dati della ricerca scientifica e le informazioni sullo stato di conservazione delle numerosissime specie che popolano i cieli dell’Isola. Nei “Taccuini del naturalista” ritroviamo nuovamente le preziose testimonianze sul campo dei vari fotografi che con le loro immagini arricchiscono il volume. Prima di ripercorrere le mie esperienze e raccontare dei vari incontri con l’avifauna della Sardegna, penso sia necessario invitare il lettore a leggere i due interventi di Marcello Grussu che, in apertura del volume, riporta un accurato resoconto della nutritissima bibliografia delle ricerche ornitologiche che si sono succedute nel tempo e che danno un’idea della ricchezza della fauna ornitica della Sardegna, e in chiusura presenta la lista delle specie stanziali e gravitanti nell’Isola, aggiornata al dicembre 2021, utilissimo strumento per chi voglia intraprendere nuove ricerche sull’avifauna sarda. Scorrendo le magistrali e perfette scene di fenicotteri, qui illustrate con riprese che ai miei tempi si potevano ammirare solo nelle enciclopedie a dispense allora in voga, mi ha accompagnato un particolare ricordo. Dopo che la visione di un’orsa con tre cuccioli, in una foresta dell’Anatolia turca nel 1964, mi aveva convinto a lasciare la doppietta per il binocolo e la macchina fotografica, iniziai a fotografare, soprattutto gli uccelli. Frequentavo in quell’epoca la Laguna di Orbetello dove, nei primi anni dalla fondazione del WWF, cercavo di creare un’area protetta in difesa del cavaliere d’Italia, un limicolo bianco e nero che dopo 100 anni era tornato a nidificare proprio in quella zona umida. Una mattina, girando attorno a un piccolo stagno, scorsi da lontano un meraviglioso e (allora) rarissimo fenicottero, uccello che non avevo mai visto. Così, con gli stivali di gomma a tutta coscia e imbracciando una Canon munita di un pesantissimo teleobiettivo a soffietto, mi avventurai nell’acqua sperando di poter riprendere il mitico trampoliere che, dopo lo scatto, prese il volo spiegando le magnifiche ali rosso corallo. Riuscii a far pubblicare quell’unica foto, con un articolo in difesa delle allora odiate paludi, nella rivista Famiglia Cristiana . Per qualche anno continuai a scrivere e a fotografare con esiti non proprio esaltanti, finché non lasciai la macchina fotografica per il taccuino e gli acquerelli, più comodi e meno costosi, e soprattutto a me più congeniali. Anche i fenicotteri – pur non perseguitati come ai tempi dell’imperatore Eliogabalo, ghiotto della loro lingua grossa e carnosa (che il naturalista settecentesco Francesco Cetti trovò simile alla mammella di vacca) – rappresentavano un’ambita preda per i cacciatori collezionisti di allora. In una testimonianza dei primi del Novecento dell’ornitologo Ettore Arrigoni degli Oddi sulle paludi di Oristano si legge: «Avevamo sterminati branchi di fenicotteri schierati davanti per oltre un chilometro. Ai raggi di uno splendido sole meridionale, era un arcobaleno di colori smaglianti, che il continuo movimento rendeva ondeggianti sulle acque glauche dello stagno … Giunti a meno di 30 m da essi, notammo che la loro quiete turbavasi, ad un tratto coi lunghi colli drizzati “l’esercito inglese” (come qui anche li chiamano) s’era messo in allarme; non un minuto da perdere, punto la Winchester su quello più alto e lo freddo. Tiro poscia tutti gli altri colpi disponibili, ma senza risultato». Un approccio, come si può vedere, non proprio amichevole. Oggi la situazione, come descritta in questo volume, è decisamente migliorata. La colonia di fenicotteri nidificanti nel Parco Naturale Regionale di Molentargius-Saline è considerata una delle più grandi del Mediterraneo e ogni anno vi si producono stuoli di nidiacei i quali, inanellati prima dell’involo, emigrano in altre zone umide distanti anche centinaia di chilometri. Nei primi anni dell’impegno ambientalista, i miei interessi erano concentrati sulla ricerca di materiali fotografici per le Guide alla natura d’Italia. Così, quando con il neonato WWF ci battevamo (fin dal 1966) per la salvezza del cervo sardo, della foca monaca e delle altre specie in pericolo della fauna isolana, agli inizi degli anni Ottanta le foto di Domenico Ruiu iniziarono a circolare tra noi. Le prime fantastiche e professionali immagini che ricordo furono quelle del grifone. E proprio dei grifoni e degli altri rapaci della Sardegna mi piace parlare riferendomi a Ruiu, che di questi grandi avvoltoi – a spese di giornate e nottate trascorse in improvvisati e scomodi nascondigli, magari davanti a putride carcasse – ci ha regalato preziose fotografie e osservazioni ecoetologiche di grande valore. Immagini e osservazioni che hanno contribuito alla migliore conoscenza e al definitivo salvataggio dei mitici avvoltoi che, da una popolazione di 1000/1400 individui superstiti alla fine della seconda guerra mondiale, nel 1975 erano scesi a soli 100/140 esemplari. Le cause di questo declino furono – oltre alle uccisioni causate dai pastori che usavano veleni contro le...

(dalla prefazione di Fulco Pratesi)

Nota del curatore

Domenico Ruiu

Questo secondo volume dedicato agli Animali di Sardegna propone al lettore una raccolta di immagini, testimonianze e approfondimenti sull’avifauna sarda. Il libro vuole anche essere un invito alla salvaguardia degli ecosistemi in cui vivono le diverse specie di uccelli, estremamente sensibili ai cambiamenti ambientali. La sentita prefazione di Fulco Pratesi, nume tutelare della protezione ambientale in Italia e profondo conoscitore della ricchezza naturalistica della Sardegna, introduce alla lettura del volume. Il primo capitolo di Marcello Grussu propone una profonda e minuziosa ricostruzione delle ricerche ornitologiche effettuate in Sardegna ed espone un importante resoconto sia sulle numerose specie di uccelli che risultano estinte nell’Isola sia su quelle che, invece, vi si sono insediate in tempi recenti. Ogni capitolo affronta i diversi habitat dell’Isola partendo dal mare fino ad arrivare alle montagne. Un mio testo illustra le caratteristiche di ciascun contesto ambientale ed elenca le numerose specie che lo abitano. Con una narrazione appassionata studiosi, divulgatori e fotografi naturalisti presentano l’avifauna sarda attraverso due distinte modalità: una chiamata “Taccuino del naturalista” e l’altra “Approfondimento”. I taccuini sono dei veri e propri resoconti dell’osservazione sul campo dove l’autore descrive una specie attraverso la sua esperienza personale, non solo delineandone i comportamenti ma anche evidenziando l’aspetto emozionale che caratterizza ogni incontro con gli animali. Gli approfondimenti sono invece riservati agli aspetti più tecnici e scientifici del rapporto uomo-avifauna e coprono una vasta gamma di argomenti: dalla descrizione del Centro Allevamento e Recupero Fauna Selvatica di Bonassai, all’Osservatorio Faunistico del Parco Nazionale dell’Asinara; dai diversi progetti LIFE sui rapaci, attualmente in corso in Sardegna, alla nota descrittiva del lavoro dei gruppi cinofili antiveleno del corpo forestale; sono riferite anche importanti novità ornitologiche, come il ritorno del falco pescatore quale specie nidificante o le ultime informazioni sulle nuove nidificazioni del capovaccaio. Segue un capitolo dedicato ai rapaci notturni. In questo caso le specie non sono collocate in un ambiente fisico legato al loro habitat di riferimento ma sono associate in base a un criterio temporale: la notte. Gufi e civette sono quindi uniti dall’epiteto di “signori della notte” che da sempre li contraddistingue. La conclusione è affidata all’ornitologo Marcello Grussu che con la sua “Check-list degli uccelli della Sardegna” aggiunge un importante aggiornamento, atteso da tutti gli ornitologi, che arricchisce il volume e consente di avere un quadro reale sulla composizione ed evoluzione dell’avifauna che abita la Sardegna.